Da valutare le numerose proposte avanzate di soluzione dei brogli compiuti ai danni dei nostri emigrati nel silenzio della casta diplomatica –
di Redazione – 22 Agosto 2023 – 19:30
È di pochi giorni addietro la notizia da Curitiba, la capitale di uno degli stati meridionali del Brasile, il Paraná, con quasi due milioni di abitanti, tra i quali moltissimi italiani residenti, che il Consolato Generale d’Italia ha preso l’iniziativa di bloccare appuntamenti sospetti, prenotati per via informatica in maniera apparsa anomala.
Una decisione, quella presa in loco dalla nostra rappresentanza diplomatica, concordata e suggerita, a quanto ci viene segnalato, dalla stessa Farnesina. In particolare dalla DGIEPM, acronimo indicante la Direzione Generale degli Italiani all’Estero e Politiche Migratorie, pilotata da oltre sei anni non con la massima attenzione dal direttore generale Luigi Maria Vignali.
La programmazione per il rilascio nei consolati di passaporti, visti, riconoscimenti della cittadinanza è stata da sempre oggetto di aspre e motivate critiche un po’ dovunque, soprattutto in America del Sud. La decisione presa a Curitiba, pertanto, viene considerata una prima iniziativa, pur se estemporanea, essendo allo studio, a quanto ci viene riferito, misure più efficaci e rigorose per stabilire all’interno delle sedi diplomatiche un rinnovato processo di programmazione del lavoro maggiormente adeguato, sicuro e soprattutto più trasparente.
Trattasi, quindi, in merito a quanto avvenuto nella sede di Curitiba in questi recentissimi giorni, di una prima lodevole iniziativa, intrapresa dal ministero degli Esteri nostrano.
Ci si è resi conto e si è dato finalmente riscontro, finalmente, da parte del competente dicastero, al cui vertice si trova attualmente il vice presidente del Consiglio, sen. Tajani di FI-Forza Italia, alle tante raccapriccianti anomalie truffaldine perpetrate all’interno dei consolati d’Italia e che purtroppo continuano ancora tranquillamente a verificarsi un po’ dovunque, fortunatamente ancora non in tutte le sedi.
Il tutto, come di rito da noi, messo in opera e attuato con grave ritardo. E per di più, solo parzialmente, grazie alla scarsa e ritardata avvedutezza di politica e amministrazione, pur dopo le montagne di denunce, presentate ed inoltrate, sin da epoca lontana, dai tantissimi connazionali residenti all’estero. In particolare di quelli in Sudamerica, dove la presenza della nostra comunità è numericamente più imponente, e dove la maggior parte di tutti gli esposti risultano in misura maggiore inoltrati formalmente a tutte le competenti autorità preposte a riceverle (MAECI, Ambasciate d’Italia, Autorità giudiziarie).
Ma torniamo a quanto accaduto. Ci si è accorti dell’arrivo, nella nostra sede consolare in Brasile, di numerose richieste anomale, tutte inoltrate al sito informatico (Prenot@mi), sito preposto con la proverbiale avvedutezza della nostra burocrazia alla prenotazione degli appuntamenti per il disbrigo delle pratiche d’interesse dei nostri connazionali.
Anomalie quelle riscontrate e accertate alle quali, a seguire o a volte anche contestualmente, hanno fatto sempre seguito ulteriori richieste illecite di danaro. Istanze ritenute dai personaggi truffaldini come legittime, in quanto considerate mere controprestazioni per gli appuntamenti ottenuti nei consolati e per l’avvio delle pratiche di riconoscimento della cittadinanza italiana. Pretese, i cui importi continuano ad oscillare ed ancora vengono calcolati, rispettivamente, tra i 2.000 R$, pari a 450,00 euro ed i 5.600 R$, pari a 1.050,00 euro.
Nell’ informativa sugli avvenimenti in corso al Consolato italiano di Curitiba, si riconosce poi, forse con un minimo di esagerazione, parziale merito al parlamentare on. Di Giuseppe, eletto all’estero per FdI dai nostri emigrati residenti del Nord-Centro America. Con la sua recente denuncia presentata all’Autorità giudiziaria di Roma sulla sua scoperta dei reati compiuti nelle sedi consolari italiane nei numerosi paesi orientali per il rilascio dei visti d’ingresso in Italia e per un più celere rilascio della cittadinanza italiana, il nostro deputato ha avuto il suo momento di ampia e meritata notorietà.
Ma, sempre al riguardo del merito attribuitogli, nelle moltissime mail ricevute dal nostro giornale, i lettori si domandano e ci chiedono di spiegare loro a cosa servano questi parlamentari eletti all’estero, come nel caso dell’on. Di Giuseppe, se dopo una denuncia di tal fatta, a loro dire utile solo al deputato per ottenere un po’ di riflettori e per farsi meglio conoscere elettoralmente che, dopo inutili interrogazioni presentate in Parlamento, per mezzo delle quali puntualmente non si raggiunge quasi mai nessun obiettivo concreto tra quelli propostisi, lo stesso politico non abbia sentito poi l’esigenza di attivarsi, con impeto e in prima persona, e non abbia avvertito l’impellente esigenza di recarsi personalmente alla Farnesina a far visita al ministro, uomo anch’egli della sua maggioranza di governo e dal suo competente direttore generale, a sollecitarli con intensità e continuativamente sino ad ottenere un sia pur minimo risultato utile alla nostra gente oltre confine?
Perché il suddetto prestigioso parlamentare denunciante, continuano a chiedersi ed a domandarci nelle loro missive la nostra indispettita gente oltre confine, pur se troppo oberato per la fatica del suo andirivieni tra Miami e Roma per poi, una volta giunti, riposarsi in Parlamento, non si siede a un tavolo di lavoro con gli esponenti degli altri partiti e non prova a vagliare o, quanto meno, a valutare, le numerose proposte avanzate di soluzione dei brogli compiuti ai danni dei nostri emigrati, progetti tutti studiati e formulati da tempo per eliminare o minimizzare il dannoso fenomeno divenuto un grave problema? Interessante e funzionale, segnaliamo al riguardo, il progetto formulato da Andrea Dorini, delegato del partito FI formalizzato in Brasile e per il Sudamerica per tenere i rapporti con la nostra Comunità che, per agevolare le pratiche di rilascio della cittadinanza tricolore ed azzerare le tante truffe che continuano a compiersi a danno dei nostri emigrati, propone di creare un albo apposito di avvocati. Avvocati specializzati ed autorizzati pubblicamente dallo Stato, dopo accertamenti preventivi ed esami abilitanti, effettuati sempre dallo stesso Stato, per il disbrigo delle relative pratiche presso tutte le sedi consolari di tutto il mondo ed anche presso i tribunali italiani. Un sistema che, peraltro, risulta già utilizzato per certificare i traduttori giurati all’estero.
Perché non avvalersi della competenza di delegati dei partiti all’estero, quanto meno dei tre partiti già formalizzati della maggioranza di governo, avvalendosi della loro competenza ed esperienza giornalmente utilizzate sul campo in materia di emigrazione?
Incompetenza, superficialità, menefreghismo, gelosie tra politici al potere dalle diverse bandiere, in sintonia con una pubblica amministrazione divenuta sin troppo schiava dei partiti, è quanto si chiedono i nostri cittadini oltre confine? Non spetta a noi azzardare una risposta.
Da parte del giornale, dal momento che non è propriamente un compito professionale quello di esprimere giudizi sui quesiti e gli interrogativi che ci vengono continuativamente posti dai lettori, ci asteniamo da valutazioni che possano adombrare anche un sia pur minimo sospetto di una nostra propensione nei confronti di una parte politica.
Concludiamo rivolgendoci all’on. Di Giuseppe che, dopo aver accettato formalmente un’intervista richiestagli dal nostro giornale, in occasione delle sue denunce sulle truffe nei consolati, si è guardato bene dall’onorare l’impegno preso, ritenendo forse scomode e di difficile risposta le domande ricevute per iscritto. Il suo risultare disperso e non più reperibile per una finalizzazione dell’intervista, non è certo da considerarsi un gesto di grande fair play e cortesia. Valori, quest’ultimi, che dovrebbero rappresentare l’asse portante di ogni politico, di qualsivoglia estrazione egli sia e, a maggior ragione, come nel suo caso, quando oltretutto è un parlamentare in attività nelle nostre Camere.
Che immagine di sé dà un politico che non onora i propri impegni e che non rispetta i lavoro degli altri? La risposta ai lettori elettori.
Pier Francesco Corso
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